Perché le fibre ottiche funzionano
La legge di Snell, i miraggi, fata morgana, matematica (poca), buon senso (tanto)
L’invenzione delle fibre ottiche risale al 1955, quando il ricercatore inglese Nardiner S. Kapany realizzò un sistema per guidare la luce, formato da filamenti di vetro chiamati fibre ottiche. Il sistema si basa sulla proprietà della luce di propagarsi da un capo all’altro di un filamento di vetro, anche se annodato, perché lo percorre rimbalzando sulle pareti interne e senza disperdersi all’esterno. La scoperta ha trovato applicazioni nelle comunicazioni televisive, in quelle telefoniche e nella trasmissione di dati per computer. È infatti sufficiente trasformare un impulso elettrico in impulso luminoso e immetterlo in una fibra ottica: all’altro capo del “filo”, l’impulso luminoso viene nuovamente trasformato in impulso elettrico. I vantaggi di questo sistema, rispetto ai tradizionali fili di rame, sono enormi. Le fibre ottiche hanno infatti dimensioni minori e possono trasmettere un segnale a distanze maggiori dei normali cavi elettrici, prima che sia necessaria la sua amplificazione. Infine, poiché non è conduttrice di elettricità, una fibra ottica non subisce interferenze elettriche e il segnale non risulta disturbato.
Negli ultimi decenni le fibre ottiche hanno assunto una parte molto importante nei laser medicali. Possono tramettere una grande quantità di energia in modo semplice ed utile in molti campi della medicina, quali chirurgia, odontoiatria, biostimolazione etc.