Linee guida per la tutela dei beni ecclesiastici

Beni ecclesiastici

Beni ecclesiastici

I beni culturali d’interesse religioso, ovvero i beni ecclesiastici, costituiscono un’enorme parte del patrimonio artistico del nostro Paese.

In Italia abbazie, monasteri, basiliche, cattedrali testimoniano due millenni di storia del cristianesimo, nella gran parte dei quali la Chiesa è stata uno dei massimi committenti di arte e architettura. Per non parlare della devozione popolare, anch’essa protagonista di una committenza privata che ha portato alla produzione di un ricchissimo patrimonio culturale.
La salvaguardia di questi beni è pertanto un dovere verso un’eredità di valore inestimabile, intimamente legata al sentimento e all’identità religiosa delle comunità. In particolare, è fondamentale il contrasto al furto e traffico clandestino internazionale di beni e reperti appartenenti al patrimonio ecclesiastico, purtroppo sempre più a rischio come testimoniano anche recenti episodi di cronaca. Per questo, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e la Conferenza Episcopale Italiana hanno collaborato alla stesura delle “Linee guida per la tutela dei beni culturali della Chiesa Cattolica Italiana”. Si tratta di un documento forte sia delle esperienze maturate in oltre quarant’anni di attività a salvaguardia delle opere d’arte da parte di questo reparto specializzato dell’Arma dei Carabinieri che dell’intensa collaborazione tra il MiBACT e la CEI nella catalogazione del patrimonio culturale ecclesiastico, in grado di suggerire le misure più adeguate a garantire la protezione del patrimonio culturale ecclesiastico. Un lavoro prezioso che, ne sono certo, costituirà un valido supporto per l’attività dei parroci a tutela dei beni affidati alla loro cura.

Dario Franceschini
Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo


“È a tutti noto l’apporto che al senso religioso arrecano le realizzazioni artistiche e culturali, che la fede delle generazioni cristiane è venuta consolidando nel corso dei secoli”. Con queste parole, nel 1995, Papa Giovanni Paolo II volle pubblicamente richiamare l’importanza della tutela dei beni culturali d’interesse religioso. Beni che costituiscono una significativa parte del patrimonio artistico del nostro Paese, la cui civiltà è fortemente permeata dalla cultura religiosa, specie d’ispirazione cristiana.
Non a caso nell’accordo di revisione del Concordato lateranense firmato il 12 febbraio del 1984 tra la Santa Sede e lo Stato italiano già si leggeva (artt. 9 e 12) che “la Repubblica italiana riconosce il valore della cultura religiosa e tiene conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio del popolo italiano … stabilendo una reciproca collaborazione per la salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche”. Un patrimonio storico artistico costituito da una miriade di beni architettonici, dipinti, libri e oggetti che, in massima parte, è esposto in aree di scavo, piazze, palazzi e, soprattutto, nelle oltre 95.000 chiese disseminate nelle città e nelle contrade del nostro Paese.
La tutela dei beni culturali d’interesse religioso deve essere quindi vissuta come un dovere nei confronti di un’eredità preziosa, tramandata da secoli e assolutamente inestimabile, intimamente legata al sentimento e all’identità religiosa delle comunità.
L’Arma dei Carabinieri, sin dal 1969, ha colto per prima i gravi rischi legati al depauperamento di un settore cardine del nostro Paese, individuando un modello innovativo di tutela in grado di contrastare un ambito criminale complesso e caratterizzato, già allora, da inediti profili di transnazionalità.
Da questa felice intuizione è nato, presso il Ministero dei Beni Culturali, il Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico divenuto, in breve, un efficace strumento di prevenzione e repressione dei reati contro le opere d’arte.
L’attività di quel primo reparto, evoluto poi nel Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale oggi presente sul territorio nazionale con 12 Nuclei, ha contribuito in maniera determinante alla formazione di una nuova sensibilità culturale, che guarda all’eredità del passato con occhi diversi. Sono state soprattutto le riconquiste, gli innumerevoli rientri di capolavori trafugati e individuati grazie a lunghe e complesse indagini, a diffondere e rafforzare l’amore e il rispetto per i frutti di una cultura plurimillenaria, restituiti finalmente alla Nazione.
Dal livello di efficienza operativa conseguito dall’Arma in questo specifico contesto nasce, nel più ampio quadro delle intese tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la collaborazione per la stesura delle “LINEE GUIDA PER LA TUTELA DEI BENI CULTURALI ECCLESIASTICI ”.
Un documento che fa tesoro dell’esperienza maturata in oltre quarant’anni di attività a salvaguardia delle opere d’arte per suggerire le migliori misure volte a garantire la protezione del patrimonio culturale ecclesiastico, il cui peculiare valore supera l’eccellenza artistica. Un lavoro prezioso, che – ne sono certo – costituirà un valido supporto per l’attività dei parroci e dei rettori di chiese a tutela dei beni affidati alla loro cura.

Gen. B. Mariano Mossa
Comandante del Comando CC TPC


Sono ben lieto di presentare queste pagine riguardanti la sicurezza dei beni culturali ecclesiastici.
Il significato di questo piccolo opuscolo, infatti, va ben al di là delle pur nobili finalità che intende perseguire.
Le Linee guida sono una significativa testimonianza dell’intenso rapporto esistente tra lo Stato Italiano e la Chiesa in merito alla tutela e conservazione dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche. In applicazione del Concordato del 14 febbraio 1984 si sono potute condividere in questi anni intese e accordi, la cui attuazione sta portando beneficio a tutto il Paese. L’aver elevato, di fatto, anche grazie a questi strumenti legislativi, il livello del confronto e del dialogo fra istituzione pubblica ed ecclesiastica ha dato avvio a tutta una serie di operazioni, che sul territorio vedono il coinvolgimento fattivo di un numero straordinario di professionisti e operatori del settore. Di conseguenza sono nate innumerevoli azioni a favore della conoscenza, tutela, sicurezza e valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico.
Quando la Conferenza Episcopale Italiana promosse il progetto nazionale di inventariazione informatizzata dei beni culturali ecclesiastici, è stato un gruppo coraggioso di Diocesi ad aderirvi, coinvolgendo équipe specializzate di giovani professionisti. A diciotto anni di distanza, sono la quasi totalità delle Diocesi italiane a partecipare a questo progetto, e i risultati sono impressionanti. Quasi quattro milioni sono i beni fino a oggi inventariati.
Fin dall’origine, l’inventario, realizzato in accordo con il Mibact, ha visto il coinvolgimento del Comando di Tutela del Patrimonio Culturale, che nel caso di denuncia di furto, può accedere alla banca dati nazionale dell’inventario. Innumerevoli, in questi anni, sono stati i casi in cui si sono potuti recuperare i beni trafugati grazie al fatto che gli stessi erano stati schedati nell’inventario informatizzato diocesano.
Da questo punto di vista, un ringraziamento particolare va all’Arma dei Carabinieri e allo speciale Comando di Tutela, che con professionalità, competenza e passione, da quaranta anni s’impegna sul territorio e nel confronto istituzionale con gli enti ecclesiastici.
Allo stesso tempo, mi sembra doveroso rendere conto di quanto positivamente sta accadendo sul tema della sicurezza delle chiese a motivo dell’impegno diretto delle Diocesi. Ogni anno, infatti, sono in media circa cinquecento gli edifici di culto tutelati, di proprietà ecclesiastica, presso i quali vengono collocati moderni impianti di sicurezza.
Confido che il prezioso servizio portato avanti dagli Uffici diocesani per i beni culturali ecclesiastici, d’intesa con l’Ufficio Nazionale presso la Conferenza Episcopale Italiana, possa diventare sempre più un punto di riferimento per la realtà ecclesiale e per le istituzioni pubbliche. È anche grazie all’azione di questi operatori che il Paese sta riscoprendo il valore e il significato dei suoi beni, profondamente legati al vissuto delle comunità cristiane.

Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana



 

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